L’insilamento è una tecnica che permette di conservare i foraggi tramite acidificazione. Questa può essere inoltre migliorata in seguito all’aggiunta di inoculi microbici per insilati oppure tramite acidificanti. La fermentazione degli insilati è un processo anaerobico che comporta la conversione degli zuccheri in acidi organici, soprattutto lattico e acetico. Questi acidi organici sono prodotti da batteri, sia presenti naturalmente nel raccolto, sia aggiunti tramite gli inoculi.

Il processo di insilamento può essere suddiviso in quattro fasi:

  1. Fase aerobica
  2. Fermentazione
  3. Stoccaggio o fase di conservazione
  4. Desilamento

Modifiche chimiche durante la fermentazione:

Fase aerobica

Durante e dopo il riempimento, è presente dell’ossigeno all’interno della massa insilata. I livelli di ossigeno si riducono in seguito a:

  • Respirazione cellulare
  • Proliferazione di microrganismi aerobi ed anaerobi facoltativi, come lieviti, muffe, enterobatteri e batteri lattici (LAB)

I batteri lattici proliferano e producono acido lattico, in condizioni di aerobiosi. Durante questa fase, il pH dell’insilato inizia a decrescere, a condizione che la popolazione di batteri lattici sia sufficiente. Durante la fase aerobica, anche gli enzimi delle piante, come proteasi e polisaccarasi, rimangono attivi, portando a un aumento delle proteine solubili, dell’azoto ammoniacale e degli zuccheri.

Fermentazione

Una volta instauratosi un ambiente anaerobico, inizia la fermentazione e la conversione da foraggio fresco a insilato. Una buona fermentazione iniziale riduce rapidamente il pH sotto al 5 e culmina con un valore abbastanza basso da ottenere un prodotto stabile. Per raggiungere questo stadio, è essenziale la produzione di acido lattico come acido predominante.

Il pH ideale per l’insilato può variare, ma una fermentazione rapida ed efficiente è assolutamente necessaria per ridurre le perdite di nutrienti e prevenire fermentazioni scorrette. Ciò limita la proliferazione di batteri anaerobi stretti come i clostridi.

Durante la fase iniziale della fermentazione, la composizione dell’insilato cambia radicalmente. Bisogna ricordare che, salvo necessità, è opportuno mantenere chiusa l’insilato almeno 40-60 giorni, per fare in modo che le fermentazioni si siano stabilizzate evitando di conseguenza cali di ingestione da parte degli animali.

Conservazione

In condizioni ideali, durante il periodo prolungato di stoccaggio, nell’insilato dovrebbero avvenire solo modifiche marginali, anche in condizioni anaerobiche. Tuttavia, con l’ingresso dell’aria ai margini dell’insilato, i microrganismi aerobi possono proliferare e deteriorare l’insilato. A seconda della struttura di stoccaggio, questi problemi si creano solitamente alla sommità, ai lati e negli strati esterni dell’insilato, che sono le zone più suscettibili alla penetrazione d’aria.

In alcuni casi, l’insilato può contenere livelli elevati di lieviti che possono fermentare l’acido lattico e altri nutrienti, producendo principalmente etanolo ed acido acetico, facendo aumentare il pH dell’insilato.

Durante lo stoccaggio, una volta stabilitasi una condizione di anaerobiosi, i batteri Lactobacillus buchneri e Lactobacillus hilgardii possono convertire l’acido lattico in acido acetico ed altri composti. Questi metaboliti hanno ottime proprietà antifungine e possono aiutare a controllare le fermentazioni ed evitare la proliferazione di lieviti e muffe, preservando così la qualità dell’insilato.

In questa fase gli enzimi che tollerano gli acidi, come proteasi e cellulasi, possono rimanere attivi. Durante il periodo di conservazione ci potrebbe essere un aumento delle proteine solubili (ammoniaca). Altri tipi di microbi potrebbero formare spore resistenti, come le muffe, i clostridi e i bacilli, che permettono loro di sopravvivere nell’insilato, in uno stato dormiente.

I fattori cruciali per un buon insilamento sono la rapidità di riempimento, l’elevata densità di (derivante da un’efficace compattazione) e la struttura dedicata all’insilamento.

Desilamento

Una volta che l’insilato viene aperto per essere somministrato agli animali, viene esposto all’aria e ai microrganismi aerobi che sono sopravvissuti al processo di insilamento, cioè bacilli, lieviti e muffe. Nella maggior parte delle situazioni, proliferano principalmente i lieviti. Man mano che questi organismi aerobi crescono, l’insilato perde sostanze nutrienti e va incontro a deterioramento, e può essere perfino contaminato da tossine e microbi indesiderati, come i clostridi e la listeria.

-L’entità di questa contaminazione e del successivo deterioramento può essere controllata seguendo alcuni accorgimenti:

-Gestendo in modo ottimale la fase di raccolta del foraggio in campo

-Riempiere, compattare e chiudere velocemente le strutture di stoccaggio, utilizzando inoltre teli barriera all’ossigeno

-Riducendo l’ingresso di ossigeno nella massa insilata (dipende dalla densità dell’insilato stesso) e gestendo correttamente il desilamento.

-Utilizzando inoculi microbici specifici e scientificamente provati, in grado di regolare le fermentazioni e migliorare la stabilità aerobica, evitando il deterioramento dell’insilato

I modi migliori per evitare i problemi più comuni del desilamento si trovano in questa sezione.